Esponente dellaristocrazia provinciale romanizzata, Adriano
sin da giovane si legò fortemente allimperatore Traiano,
del quale fu fidato amico (ne sposò nel 100 la pronipote Vibia
Sabina) e stimato generale. Più volte console, assunse nel
112 la carica onorifica di arconte di Atene, ove soggiornò
a lungo approfondendo la conoscenza della cultura greca. Divenne poi,
intorno al 114, governatore della Siria, mansione assai delicata che
lo coinvolse nelle guerre partiche di Traiano. Alla morte di questultimo
(117), Adriano venne proclamato imperatore dall'esercito, e in seguito
confermato sul trono anche dal senato romano; ciò avvenne in
conseguenza della sua adozione da parte dellanziano Traiano,
anche se dovette circolare la voce, probabilmente calunniosa, della
falsità di quellatto di adozione, considerato frutto
degli intrighi dellimperatrice Plotina.
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Adriano ricevette dal suo predecessore un impero enormemente esteso,
la cui difesa, soprattutto per quanto riguardava le aree più
periferiche, era militarmente assai difficile ed economicamente troppo
dispendiosa. Preferì dunque rinunciare alle fresche conquiste
di Traiano in Oriente (Mesopotamia, Siria) e rendere nuovamente lArmenia
un regno vassallo, tornando così alla situazione dei tempi
di Nerone. Anche in Britannia in seguito a una sconfitta militare
(122), arretrò il confine della provincia romana, fortificandolo
con il celebre vallo cosiddetto "di Adriano"; simili forme
di consolidamento dei confini avvennero anche lungo il limes renano
e quello danubiano.
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Limperatore aveva dunque posto un freno allespansionismo
traianeo, preoccupandosi soprattutto di rendere sicuri i domini romani,
ma anche di accrescere il ruolo delle province nellambito della
vita dellimpero. Infatti Adriano non solo favorì le carriere
politiche e amministrative dellaristocrazia e dei ceti medi
provinciali, ma volle egli stesso viaggiare e risiedere in molte località
dellimpero, ove fece costruire splendidi monumenti e imponenti
opere pubbliche: particolarmente lunghi i suoi soggiorni ad Atene
(ove visse per più di due anni, dal 125 al 127) e nelle province
orientali.
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Considerato principe dallindole pacifica, seppe tuttavia intervenire
con energia in casi di pericolo: sedò infatti con durezza una
rivolta di ebrei (132-135) che erano insorti contro le limitazioni
religiose loro imposte, e trasformò la Giudea nella provincia
di Siria e Palestina.
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La politica di conciliazione con il senato voluta da Traiano, pur
non essendo del tutto interrotta, trovò un ostacolo nellistituzionalizzazione
del concilium principis, che da consiglio "privato" di amici
e confidenti dellimperatore divenne un vero e proprio organo
di governo, mal tollerato dalla vecchia aristocrazia. Adriano razionalizzò
inoltre lamministrazione della giustizia, e soprattutto riformò
lorganizzazione finanziaria dello stato, costruendo una solida
burocrazia statale, appartenente per lo più allordine
equestre e operante sia in Italia che nelle province. Se da un lato,
infatti, limperatore emanò un provvedimento di condono
tributario per vecchi debiti, dallaltro lottò fieramente
contro evasioni fiscali e sperperi di pubblico denaro, in una fase
economica che cominciava a denunciare i sintomi della crisi del secolo
successivo.
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Adriano interruppe limpressionante politica di spesa militare
voluta da Traiano, ma non poté certo sottrarsi a tutte quelle
forme ormai consolidate di intervento economico (sussidi ai giovani,
donativi ai poveri) che, oltre a finalità sociali, rispondevano
anche a esigenze propagandistiche, non meno degli spettacoli gladiatorii
o delle opere pubbliche. A questo proposito, oltre a quelli che fece
erigere nelle province, costruì a Roma numerosi monumenti,
fra cui il Tempio di Venere e la Mole Adriana (il mausoleo nel quale
fu sepolto), divenuta in seguito fortezza papale con il nome di Castel
Sant'Angelo; curò inoltre il rifacimento del Pantheon.
Negli ultimi anni Adriano visse fra Roma e Tivoli, dove aveva fatto
costruire una magnifica residenza, la villa Adriana, le cui splendide
decorazioni denunciano la passione del principe per larte greca
ed egiziana e lo indicano come uomo di grande cultura: si circondò
infatti di poeti, filosofi e artisti, e si dilettò pure a scrivere
versi e prose in latino e in greco. Morì di malattia nel 138
a Baia, lasciando limpero ad Antonino Pio, uno dei suoi principali
consiglieri, da lui poco prima adottato; fu assai presto divinizzato.
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La menzionata passione per la cultura greca e orientale, non sempre
conforme ai dettami del mos maiorum, gli causò numerose antipatie
presso i contemporanei, così come il carattere, che ci è
tramandato come volubile e sospettoso. Tutto ciò non può
però intaccare il giudizio storico sulloperato di Adriano,
al quale va dato atto di aver saputo organizzare in maniera adeguata
una realtà vasta come limpero romano.
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