Cod. 1440

Publio Elio Adriano
(Italica, Siviglia 76 - Baia 138)

Imperatore romano (117-138)

Terracotta patinata di ns produzione

dimensioni: 25 cm

191,00  €

Prezzi esposti al netto d' I.V.A.


english version

Publio Elio Adriano
(Italica, Siviglia 76 - Baia 138)

Roman emperor (117-138)

varnished terracotta - our production

dimensions: 10 inches

191,00  €


tax free for Shipment Outside Italy

 

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immagini di Adriano su "Denarius e Sesterzi" romani

 

la vita

Esponente dell’aristocrazia provinciale romanizzata, Adriano sin da giovane si legò fortemente all’imperatore Traiano, del quale fu fidato amico (ne sposò nel 100 la pronipote Vibia Sabina) e stimato generale. Più volte console, assunse nel 112 la carica onorifica di arconte di Atene, ove soggiornò a lungo approfondendo la conoscenza della cultura greca. Divenne poi, intorno al 114, governatore della Siria, mansione assai delicata che lo coinvolse nelle guerre partiche di Traiano. Alla morte di quest’ultimo (117), Adriano venne proclamato imperatore dall'esercito, e in seguito confermato sul trono anche dal senato romano; ciò avvenne in conseguenza della sua adozione da parte dell’anziano Traiano, anche se dovette circolare la voce, probabilmente calunniosa, della falsità di quell’atto di adozione, considerato frutto degli intrighi dell’imperatrice Plotina.

Adriano ricevette dal suo predecessore un impero enormemente esteso, la cui difesa, soprattutto per quanto riguardava le aree più periferiche, era militarmente assai difficile ed economicamente troppo dispendiosa. Preferì dunque rinunciare alle fresche conquiste di Traiano in Oriente (Mesopotamia, Siria) e rendere nuovamente l’Armenia un regno vassallo, tornando così alla situazione dei tempi di Nerone. Anche in Britannia in seguito a una sconfitta militare (122), arretrò il confine della provincia romana, fortificandolo con il celebre vallo cosiddetto "di Adriano"; simili forme di consolidamento dei confini avvennero anche lungo il limes renano e quello danubiano.

L’imperatore aveva dunque posto un freno all’espansionismo traianeo, preoccupandosi soprattutto di rendere sicuri i domini romani, ma anche di accrescere il ruolo delle province nell’ambito della vita dell’impero. Infatti Adriano non solo favorì le carriere politiche e amministrative dell’aristocrazia e dei ceti medi provinciali, ma volle egli stesso viaggiare e risiedere in molte località dell’impero, ove fece costruire splendidi monumenti e imponenti opere pubbliche: particolarmente lunghi i suoi soggiorni ad Atene (ove visse per più di due anni, dal 125 al 127) e nelle province orientali.

Considerato principe dall’indole pacifica, seppe tuttavia intervenire con energia in casi di pericolo: sedò infatti con durezza una rivolta di ebrei (132-135) che erano insorti contro le limitazioni religiose loro imposte, e trasformò la Giudea nella provincia di Siria e Palestina.

La politica di conciliazione con il senato voluta da Traiano, pur non essendo del tutto interrotta, trovò un ostacolo nell’istituzionalizzazione del concilium principis, che da consiglio "privato" di amici e confidenti dell’imperatore divenne un vero e proprio organo di governo, mal tollerato dalla vecchia aristocrazia. Adriano razionalizzò inoltre l’amministrazione della giustizia, e soprattutto riformò l’organizzazione finanziaria dello stato, costruendo una solida burocrazia statale, appartenente per lo più all’ordine equestre e operante sia in Italia che nelle province. Se da un lato, infatti, l’imperatore emanò un provvedimento di condono tributario per vecchi debiti, dall’altro lottò fieramente contro evasioni fiscali e sperperi di pubblico denaro, in una fase economica che cominciava a denunciare i sintomi della crisi del secolo successivo.

Adriano interruppe l’impressionante politica di spesa militare voluta da Traiano, ma non poté certo sottrarsi a tutte quelle forme ormai consolidate di intervento economico (sussidi ai giovani, donativi ai poveri) che, oltre a finalità sociali, rispondevano anche a esigenze propagandistiche, non meno degli spettacoli gladiatorii o delle opere pubbliche. A questo proposito, oltre a quelli che fece erigere nelle province, costruì a Roma numerosi monumenti, fra cui il Tempio di Venere e la Mole Adriana (il mausoleo nel quale fu sepolto), divenuta in seguito fortezza papale con il nome di Castel Sant'Angelo; curò inoltre il rifacimento del Pantheon.
Negli ultimi anni Adriano visse fra Roma e Tivoli, dove aveva fatto costruire una magnifica residenza, la villa Adriana, le cui splendide decorazioni denunciano la passione del principe per l’arte greca ed egiziana e lo indicano come uomo di grande cultura: si circondò infatti di poeti, filosofi e artisti, e si dilettò pure a scrivere versi e prose in latino e in greco. Morì di malattia nel 138 a Baia, lasciando l’impero ad Antonino Pio, uno dei suoi principali consiglieri, da lui poco prima adottato; fu assai presto divinizzato.

La menzionata passione per la cultura greca e orientale, non sempre conforme ai dettami del mos maiorum, gli causò numerose antipatie presso i contemporanei, così come il carattere, che ci è tramandato come volubile e sospettoso. Tutto ciò non può però intaccare il giudizio storico sull’operato di Adriano, al quale va dato atto di aver saputo organizzare in maniera adeguata una realtà vasta come l’impero romano.

 

Marguerite de Crayencour

“ Memorie di Adriano ”
“Avevo scritto la storia di un principe e al tempo stesso un grande destino individuale, e poi, ecco: č sempre piacevole dare a un essere che č vissuto un piccolo rilancio nel tempo”
Marguerite Yourcenar