Nacque in una famiglia ricca e influente dell'ordine equestre e fu
avviato agli studi di retorica, diritto e filosofia, prima a Roma
e in seguito ad Atene, a Rodi e a Smirne. Ritornato in patria nel
77 a.C., intraprese la carriera politica: divenne questore nel 75
a.C., senatore nel 74, edile curule nel 69, pretore nel 66 e console
nel 63.
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A quest'ultima carica Cicerone arrivò grazie all'appoggio
dei patrizi che diffidavano dell'altro aspirante, l'aristocratico
Lucio Sergio Catilina. Questi, sconfitto anche l'anno seguente (62
a.C.), organizzò una vasta congiura, trovando appoggio soprattutto
presso gli aristocratici decaduti, i veterani di Silla e i proprietari
terrieri cui erano stati confiscati i beni. Cicerone, che riuscì
a produrre in senato le prove della congiura, fece arrestare e giustiziare
alcuni cospiratori, tutti uomini di spicco a Roma. Ma lo stesso comportamento
di Cicerone, che agì affrettatamente e senza aver garantito
agli accusati un equo processo, venne condannato e gli costò
l'esilio in Macedonia (58 a.C.); un anno dopo riuscì a tornare
a Roma grazie all'aiuto di Pompeo.
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Costretto a restare lontano dalla vita politica dal triumvirato di
Pompeo, Cesare
e Crasso, Cicerone si dedicò alla letteratura fino al 51 a.C.,
quando accettò la carica di proconsole in Cilicia (Asia Minore).
Di nuovo a Roma nel 50, affiancò Pompeo, diventato nel frattempo
nemico di Cesare.
La sconfitta dei sostenitori di Pompeo a Farsalo (48 a.C.) lo convinse
a venire a patti con Cesare,
che gli perdonò la passata ostilità. Per qualche anno,
fino all'uccisione di Cesare
(44 a.C.), Cicerone rimase assente dalla scena politica, dedicandosi
agli studi filosofici e alla letteratura. Nel conflitto che si accese
tra il figlio adottivo di Cesare, Caio Ottaviano (che sarebbe stato
insignito del titolo di Augusto) e Marco Antonio, Cicerone si schierò
dalla parte del primo, ma la temporanea riconciliazione dei due nemici
segnò la sua fine. Ottaviano non si oppose alla decisione di
Antonio di inserirlo nelle liste di proscrizione. Catturato presso
Formia, Cicerone venne giustiziato come nemico dello stato (43 a.C.).
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