Cod. 4717
Testa dell'Auriga di Delfi Museo di Delfi - Grecia - (480/470 a.C.) Terracotta patinata di ns produzione dimensioni 15 cm 88,00 € Prezzi esposti al netto d' I.V.A.
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Sono anni che riproduciamo questa
testa senza sapere a chi "appartenesse", è grazie alla Dott.ssa Elena Antonacci, Funzionario Archeologo del Museo di
Foggia
e Professore a contratto di "Archeologia della Daunia preromana" presso l'Università di Foggia che abbiamo finalmente scoperto l'origine.
La testa dell'Auriga di Delfi
Si data al 480-470 a.C.
Grazie ancora Dott.ssa Antonacci
foto dell'originale di Delfi
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Dissertazione sulla statua
L'auriga di Delfi è una statua
in lega di rame fra le più antiche e importanti del periodo attico. Essa sta
a raffigurare un auriga (conduttore di carro) in grandezza naturale (mt. 1,80)
subito dopo la gara vittoriosa che presenta trionfalmente il proprio carro
al popolo che lo acclama. La figura dell'auriga, originariamente, era completata
dalla presenza di un carro con quattro cavalli, su cui si trovava in posizione
eretta, e vicino un assistente che teneva le redini del cavallo sinistro.
Questo blocco iniziale formava un'imponente opera dedicata ad Apollo da Polizolu,
tiranno di Gela, città greca della Sicilia, figlio di Deinomedos e fratello
di Seronos, per la sua vittoria durante la corsa dei carri in Pizia nell'anno
470 o 471 a.C. L'opera era collocata nel santuario di Apollo a Delfi, nella
parte Nord-Ovest, fra il teatro e il muro che si chiama "Iskelaon". Il complesso
dell'auriga venne smembrato e parzialmente distrutto durante il terremoto
del 373 a.C., che devastì il tempio e le costruzioni vicine, infatti l'opera
fu completamente seppellita dalle macerie. Comunque, per mezzo di scavi attuati
da archeologi francesi nell'anno 1896, vennero alla luce: la statua dell'auriga,
un pezzo della base con parte dell'epigrafe, resti dei cavalli, il carro e
una mano di bambino. Tuttora la statua è custodita presso il museo della città
di Delfi; le sue condizioni, sebbene la mano sinistra, mancante, sia ricoperta
da una patina verdastra, sono buone. L'auriga incarna la figura di un giovane
dall'aspetto atletico, dalle larghe spalle, snello; tutte caratteristiche
che denotano origine aristocratica. Il giovane auriga veste la tipica, lunga
tunica che veniva indossata in occasione delle corse dei carri, detta "Ksisti";
tale veste partendo dalla vita, situata in alto, arriva giù ai magri talloni,
cadendo in pieghe parallele, a mì di colonna ionica; da notare che la cintura
posta in alto accentua l'idea di sveltezza che la statua ci offre, inoltre
è da escludere alcuna relazione con la sproporzione fra il busto, segnato
dalla cintura, e la parte inferiore del corpo come si credeva si volesse allora
rappresentare. Poichè l'autore ha inteso rendere il più possibile realistico
l'abbigliamento dell'auriga, fissando la tunica al petto con due sottili strisce
che, nel marcare le ascelle e incrociandosi dietro in alto sulle spalle, fermava
il vestito al corpo affinchè non fosse eccessivamente gonfiato dal vento durante
la corsa. La sua posizione racchiude, in unità di stile, dinamica e staticità.
Il lungo e forte collo sostiene una testa di un ovale quasi perfetto che si
allarga all'altezza delle tempie donando al volto tensione. Le piccole orecchie
sono circondate da riccioli ben evidenziati, i capelli che, nella parte superiore
del capo sono disordinati, appaiono aderire alla testa per il sudore provocato
dalla corsa e sono fissati alle tempie e alla fronte da una larga fascia annodata
con ordine dietro la nuca, che aveva decorazioni in argento e in rame ed era
simbolo del vincitore. Il mento è pesante e forte, le gote sono ben definite,
le labbra semiaperte, probabilmente rivestite da una sottile lamina di rame
rossiccio. Gli occhi a mandorla, con le ciglia di rame simili a quelle dei
bronzi di Riace, hanno il bulbo di smalto bianco e in pietra castana l'iride
che è circondata da un cerchio nero richiamante la tinta intensa delle pupille,
donando così allo sguardo particolare espressività e tensione. Suscita particolare
attenzione il realismo con cui le parti nude del corpo, mani e piedi, sono
rese. Dalle mani, premute per non far sfuggire le redini e dalle dita lunghe
e sottili che stringevano, oltre alle redini, un oggetto cilindrico ("Kentro"o
"Kentri"), scaturisce una forte tensione che si fonde nella vitalità delle
vene gonfie ben evidenziate. Tutta la statua esprime una graduale rotazione
verso destra che ha inizio da sotto, dalla posizione obliqua, ma solida, dei
piedi, e si porta successivamente alle anche, alle mani, alla testa, per concludersi
nello sguardo; il viso ruota verso destra e presenta una leggera asimmetria,
caratteristica, questa, che conferisce una certa vivacità ed espressività.
L'auriga è una composizione severa, geometrica, dove naturalismo e realismo
si fondono in un'opera umana e ideale, rappresenta un momento significativo
della statuaria greca in bronzo, un'epoca in cui è elevato il sentimento per
il Divino. Quest'opera si attribuisce ad un contemporaneo di Lisippo e di
Bacchilide, ma chi fosse, con precisione, non si sa, si propende a credere
in due possibili attribuzioni: la prima riguarda Pitagora di Samo, grande
plasmatore di rame, esule in quel tempo a Reggio di Calabria; la seconda riferisce
l'opera ad uno scultore di Atene, Critio, o a qualche suo allievo.
a cura del prof. Giglio Italiano
La camera da letto di Gabriele D'Annunzio |
La statua dell'Auriga di Delfi incombeva sul letto di D'Annunzio... Villa la Capponcina - Settignano Firenze. L'archivio iconografico del Vittoriale possiede una foto scattata nel 1903 dove si vede chiaramente la statua di fronte al letto del "Vate". Di fronte al letto invece fra le due colonne, la copia patinata a bronzo dell' Auriga, Statua della manifattura di Signa regalata al Poeta da Eleonora Duse. D'Annunzio aveva potuto personalmente ammirarne l'originale nel museo di Delfi, durante il Suo secondo soggiorno in Grecia nel 1899. La madonna alla sinistra del letto è probabilmente una delle Madonne in Terracotta di Signa ancora presenti nella villa al momento dell'asta, nel 1911. Abbiamo anche questo calco clicca qui per vederlo: Madonna del Verrocchio La foto fu scattata da D. Paolocci, da "il Secolo XX", 1903 se vuoi vedere la foto clicca qui sotto |