Andre
Le Notre
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Andre Le Notre, concepì Vaux (sullo sfondo)
come Versailles, un luogo di svago, un grande teatro per principi e
cortigiani.
I Medici esercitano un'influenza determinante nella storia del giardino francese: Ai nuovi giardini delle Tuileries di Caterina de' Medici si legano due eminenti famiglie di giardinieri: i Mollet e i Le Notre. Il primo Le Notre a distinguersi è Pierre (attivo tra il 1570 e il 1610), responsabile dei parterre attigui al palazzo e di gran parte delle siepi. Al figlio Jean, suo successore (morto nel 1655), viene concesso l'onore di vivere in una casa adiacente alle Tuileries, dove cresce i propri figli. Le figlie sposeranno altri maestri giardinieri. Il figlio Andre Le Notre (1613-1700), dotato di uno spiccato talento, conquisterà la carica più ambita grazie alle sue creazioni e alla sua fama. Ancor oggi è universalmente considerato il "giardiniere" per antonomasia. Appassionato di pittura fina dalla giovinezza, Andre Le Notre è allievo, con Andre Le Brun, nella bottega del pittore Simon Vouet. Non appena subentra al padre alle Tuileries, incontra l'architetto Francois Mansart che, colpito dal suo talento gli commissiona numerose opere. Il giardino di Vaux-le-Vicomte, la prima grande realizazione di Le Notre, è il frutto della felice collaborazione con l'architetto Louis Le Vau e il pittore Andre Le Brun. Nicolas Fouquet, sovrintendente delle finanze di Luigi XIV e uomo di gusti raffinati, riunisce questo magistrale trio per creare una tenuta che all'epoca non conosce eguali. Una volta terminata, l'opera viene presentata, il 17 Agosto 1661, al re e alla corte durante un ricevimento fastoso quanto il giardino stesso. La fontaine, che è tra gli invitati, documenta i festeggiamenti che si svolgono nel castello e nei giardini. Ma l'ostentazione smodata prelude ad un epilogo piuttosto tragico: dopo appena tre settimane (il 5 di Settembre) il giovane re fa arrestare Fouquet, che resterà in prigione sino alla fine dei suoi giorni. La vanità "megalomane" del sovrintendente ha infatti destato sospetti e gelosie nel sovrano. Eppure Vaux-le-Vicomte, simbolo di un'imperdonabile sfida alla supremazia reale, è all'origine di Versailles. |
Quale è la caratteristica principale dei giardini
di Vaux?
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Senza dubbio l'unità: il castello non domina
ne sovrasta i giardini, si integra all'insieme della composizione. E'
il giardino di Le Notre, e non il castello di Louis Le Vau, a dare l'illusione
dell'immensità.
Dal castello si sviluppa un asse centrale che conduce lungo una prospettiva dominata da una colossale statua di Ercole, oltre alla quale si perde lo sguardo. L'imponente gran canale, che scorre perpendicolare, non è visibile dal castello ; si rivela durante una passeggiata , suscitando un'infinita meraviglia insieme alla grande cascata. Da una fontana l'acqua zampilla disegnando una cupola che richiama quella del castello; nelle vasche vibrano i riflessi cangianti del sole, mentre statue e fontane enfatizzano l'unità e la grandiosità dell'insieme. Un magistrale equilibrio tra arte e natura quindi, che esprime il predominio dell'uomo sul paesaggio, essenza stessa del seicento francese. E' facile intuire come il giovane re, abbagliato dagli splendori di Vaux, decida, con un colpo di testa, di trasformare il piccolo casino di caccia paterno in un palazzo che rifletta il Suo splendore. Luigi XIV fa di Versailles la nuova capitale del regno, la residenza del governo e della corte, e da prova del suo potere assoluto trasformando il sito descritto da Saint-Simon come "un luogo assai triste e spoglio, privo di panorama, di acqua e di alberi" in un modello per l'Europa intera. Nonostante Colbert (successore di Fouquet) cerchi di dissuaderlo per il costo esorbitante di un simile progetto, il sovrano si ostina; per realizzare la colossale impresa si rivolge ai tre creatori di Vaux, da dove fa persino trasferire un migliaio di piante, tutti gli aranci nonchè moltissime sculture. Le Brun viene incaricato di realizzare l'apparato scultoreo (copiuto tra il 1665 e il 1683), mentre Le Notre è l'artefice del "Grande Disegno" dei giardini. Il progetto rispetta la naturale conformazione del terreno e, quando ciò non è possibile, rimodella profondamente il paesaggio. Il dislivello naturale di una trentina di metri che separa il palazzo del Gran Canale, viene sfruttato per creare una successione di terrazze, mentre dal pendio si ricava l'anfiteatro del parterre di Latona. Per decorare viali e vialetti, siepi e "stanze" di verde crea e ritaglia ad arte una ricchissima architettura vegetale. Il sovrano ha una tale considerazione del suo giardiniere che, all'età di sessantadue anni, installato su una poltrona "su rotelle" , accompagnerà l'ormai ottantottenne Le Notre (cui ha concesso lo straordinario privilegio di una portantina) a visitare ancora una volta la grandiosa proprietà. |